Da Inglese ammiro la varietà e l’alta qualità degli eventi culturali che si svolgono a Corinaldo. Da noi un paese da circa 5.000 abitanti non potrebbe offrire tanti e tali eventi. Ci siamo divertiti a due concerti, uno spettacolo teatrale, una vernice e una serata che ha unito un incontro e una visita guidata alla chiesa di Madonna del Piano – e potevamo fare di più! In questo post scrivo di solo tré, un concerto, lo spettacolo teatrale e la serata a Madonna del Piano.
Appena arrivati, ci siamo trovati nell’ ambiente splendido della chiesa parocchiale di San Francesco, ad ascoltare un concerto organistico.
Due musicisti polacchi di fama internazionale, un organista e una violinista, Roman Perucki e Maria Perucka, hanno interpretato, con bravura, musica dell’800 e 900. Un’altra volta, speriamo ascoltare gli organi del organaro Gaetano Callido (1727-1813) a Corinaldo, nella chiesa dell’Addolorata e nel santuario di Santa Maria Goretti.
È stato un piacere vedere la chiesa piena di gente e il parocco, don Giuseppe Bartera, che ospitava la serata. Per quanto abbiamo visto, don Giuseppe è sempre disposto ad accogliere spettacoli e conferenze appropriati nelle chiese della sua parrocchia. Infatti questo concerto ha fatto parte di un’iniziativa della diocesi di Senigallia per valorizzare il territorio. Cosi si può abbinare le bellezze delle chiese a bellezze culturali.
Antigone
Due giorni dopo siamo stati presenti a “Antigone Assolo”,
a Madonna del Piano (Santa Maria in Portuno), chiesa altomedievale nella valle del Cesano. Mi piace viaggiare per la campagna buia, seguendo i passi dei Romani, per arrivare a questa chiesa parzialmente romanica nel mezzo della campagna, vicina al sito di un ponte o guado romano sul Cesano e una fabbrica romana di ceramiche. In questo luogo ricco di storia, si svolgeva uno spettacolo adeguato all’antichità del sito: un’interpretazione dell’ “Antigone” di Lino Liviabella, compositore maceratese del primo Novecento.
Dopo qualche parola introduttiva dall’assessore alla cultura, Giorgia Fabbri, la narratrice, Maria Pilar Perez Aspar, ci ha raccontato la storia di Antigone, inframezzata di canzoni operatiche, dal mito della fondazione di Tebe fino ai nostri giorni. Ha legato il passato al presente, leggendo un articolo che descriveva i cadaveri degli immigrati a Lampedusa; un paragone implicito col cadavere insepolto di Polyneice, il fratello di Antigone. Maria Pilar ha osservato che occorre a noi, come ai Greci antichi, dimostrare pudore nella presenza della morte.
Questo spettacolo faceva parte della stagione teatrale di TAU, Teatri Antichi Uniti. Sono sempre cosciente che i Greci e Romani sono i proavi dei Marchigiani, e queste rappresentazioni non solo rendono vivo un aspetto rilevante della storia culturale; ritornano alla vita gli spettacoli che da 600 anni facevano piacere ai proavi dei Marchigiani attuali.
Archeologia e storia a Madonna del Piano
Abbiamo potuto capire la storia e archeologia della chiesa, antico luogo di culto, un po’ più profondamente, grazie a una visita della chiesa e un incontro: “Alla ricerca del dio Portuno”. Tutto ciò che abbiamo visto e sentito ci ha rinforzato l’idea della continuità.
Visita della chiesa
Questa visita è una lezione di storia in sé. Sul sito della chiesa attuale c’è un luogo di culto cristiano sin dal VI secolo. Nel X secolo, sopra l’edificio antico, è sorsa un’abbazia benedettina con una chiesa da tre navate, mentre la chiesa odierna ne ha solo una, testimone alla diminuita importanza delle chiese rurali relative alle chiese urbane nel tardo medioevo. Il livello del pavimento odierno è molto più elevato di quello della chiesa romanica, come dimostra questa foto:
Sono stati reimpegati i materiali edilizi romani che si trovavano sul posto.
Questo capitello è di marmo importato dal Mar di Marmara – esempio di commercio internazionale 1600 anni fa.
Sono stati anche reimpiegati, nel muro settentrionale della chiesa, i laterizi romani usati nel fornace di età romana.
La chiesa conserva anche dipinti di vari stili:- da esempi del culto popolare come questo
a un quadro tipico della Controriforma come questo.

LA MADDALENA AI PIEDI DELLA CROCE di Claudio Ridolfi (Verona 1570 – Corinaldo 1644), Olio su tela, Prima metà del XVII secolo
L’incontro
Dall’incontro col professore Giuseppe Lepore ho portato via un senso della continuità, di cui sono testimoni silenziosi le pietre e mattoni della chiesa. Poi c’è l’antica denominazione della chiesa: “Santa Maria in Portuno”. Portuno era il dio delle porte, dei porti e anche, secondo il professore Lepore, i guadi. Per i Romani ogni cosa aveva il suo dio; la loro religione primitiva e animistica sopraviveva, nonostante l’adozione degli dei olimpiani e quindi, non trascuravano il dio che regolava i luoghi importanti di transito. Sulle colline sopra la valle ci sono altri segni ancora più antichi di continuità: in contrada Sant’Apollonia nel 1922 è stato trovato un piccolo Kouros in bronzo del VI secolo ante Cristo, un oggetto di culto. Forse qui c’era un santuario legato al colle, o forse si venerava Apollo. Sul secondo proposito sono un po’ dubitosa, siccome la denominazione “Sant’Apollonia” risale solo al 700. Per di più, a Monte Bonino, toponimo che indica un luogo di culto della Bona Dea, è stata rinvenuta nel 1636 una tavola con dedica alla stessa dea. A proposito, nel rito della Bona Dea a Roma si è introdotto nel 62 a.C il famigerato Romano, Publius Clodius Pulcher, travestito da donna. Finalmente, a Monte Porzio una grande tomba, segno di un luogo vicino di culto, è stata ritrovata nell’ 800.
Amici viaggiatori, state attenti quando siete in giro sulle colline e lungo i fiumi delle Marche; le divinità antiche ci possono rimanere ancora. Offrite loro almeno una pensiera.
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